non sarà demagistris a salvare napoli
Avevamo previsto che il Nuovo salvatore avrebbe assunto l’impegno di ricostruire il Tempio in tre giorni (…) e di ripulire la città in cinque giorni, ma purtroppo i napoletani hanno già dovuto
toccare con mano (e sentire col naso) che tranne San Gennaro, a Napoli miracoli nessuno è in grado di farne.
L’uomo solo Napoli lo aveva già conosciuto alla fine degli anni ’50 e poi nel 93 ed oggi, nel secondo decennio del secolo nuovo vi si è nuovamente affidata.
Succede quando i riformisti falliscono la prova del governo: nel caso partenopeo la inaffidabilità del centrodestra ha impedito che il vento dell’alternanza girasse in quella direzione ed ha
portato la città ad affidarsi al nuovo Masaniello.
Ora, dunque, che nel mondo riformista ci sono solo macerie, si può ricostruire su basi nuove, anche sul terreno organizzativo, ma nettezza (non urbana ma intellettuale) e coerenza nelle scelte
dovranno rappresentare la stella polare lungo percorso che i riformisti, a Napoli come in gran parte del mezzogiorno, dovranno compiere per tornare a governare.
Occorre fare un grande sforzo per recuperare energie intellettuali troppo a lungo marginalizzate, ma soprattutto occorre costruire una nuova classe dirigente, coesa ma plurale.
La figura dell’uomo solo al comando non si addice ad una cultura che troppe volte impone scelte che cozzano con le esigenze del consenso, che necessita di confronto, che ha il dubbio in re ipsa,
che rifugge i dogma e le verità assolute, che non a caso a il paio con la laicità (ma non con il laicismo).
Un Luogo Nuovo di elaborazione, esterno ad i partiti, ma non contro i partiti, che metta a sedere intelligenze, accademiche e professionali, e ceto politico ove, al riparo dagli infiniti vincoli
che ancora attanagliano, in un retaggio novecentesco, i partiti nostrani.
Quello della riforma dei partiti italiani, d’altra parte, resta un tema irrisolto nel nostro paese, diviso tra partiti leaderistici, come il Pdl, ma anche Fli, IdV ed in ultimo SeL, e partiti
ancorati al modello del secolo scorso, che vede ancora la sinistra fare i conti con rituali fatti di infinite discussioni, molto simili a sfogatoi, in riunioni di direttivi di sezioni, comitati
cittadini, federazioni provinciali e regionali, di tesseramenti più o meno gonfiati, di diatribe continue tra dirigenti di partito e rappresentanti del partiti nelle istituzioni, con i primi ad
accusare di non tenere la linea ed i secondi a rivendicare la propria autonomia.
Sono modelli imperfetti, che occorre riformare, anche per fermare il vento dell’antipolitica che anno dopo anno si manifesta sempre più tempestoso.
Il Nuovo Luogo descritto innanzi, una nuova e diversa classe dirigente, non necessariamente giovane sul piano anagrafico ma comunque nuova nel cimento della vita politica cittadina, salvando il
buono, che pure c’è, delle trascorse esperienze ma libera dalla zavorra del passato.
Forum Tematici che producano idee da mettere in pratica, o da sperimentare o almeno tali da aprire un confronto, un dibattito.
Napoli deve tornare a discutere non ad affidarsi, a mettersi in mani altrui per sentirsi così sollevati dal pesante fardello della responsabilità: per troppi anni ha delegato ed ancora oggi ha
dimostrato di volerlo fare. Il compito dei riformisti è quello di ricostruire un senso di responsabilità collettiva, e dunque di protagonismo di un progetto ambizioso, di tornare a sentire
l’orgoglio di essere napoletani perché non ci si debba più vergognare delle immagini dei rifiuti nelle tv di tutto il mondo, degli sprechi nella sanità pubblica che occupano pagine intere dei
nostri quotidiani, di quella insopportabile oleografia che la ritrae simpatica ed anche intelligente ma soprattutto sporca, disordinata, ricca di furbi e tendenzialmente con uno scarso senso
della legalità.
A Napoli tutti hanno grandi responsabilità, ed il tutti è fatto di tanti uno, di amministratori, locali e nazionali, dirigenti politici, giornali, accademia, professione, gente qualunque
allergica ad ogni forma di rispetto delle regole, ma ci sono ancora grandi potenzialità: Napoli è ancor oggi una città che può essere inferno o paradiso a seconda che prevalga innanzitutto nei
napoletani
l’amore o il disprezzo per essa.
Passione, determinazione e coraggio riformista possono ancora salvarla.